Facebook e l’ascesa della cyberborghesia 2

status-update

Facebook rappresenta apparentemente un fenomeno legato al tecnostatus, quel misto tra il possedere l’ultima tecnologia e il conoscerne il linguaggio.
Come per il telefonino negli anni ’80, dice qualcuno. O come quando negli anni ’90 molti italiani volevano il loro sito internet sul biglietto da visita, e per questo motivo se ne facevano fare uno.

Ho invece l’impressione che FB non sia una questione di tecnostatus ma di “stare” in un luogo. Tu ci vai a Ibiza? Ecco, una cosa più simile a questa.

Facebook ha a che fare con l’abitare più che con il possedere. Per questo può essere sia una potente metafora della Rete che un modo di essere socializzati ai suoi linguaggi.

Se ti capita di spiegare twitter a qualcuno ti senti dire: “è come lo status update di Facebook!”

17 pensieri riguardo “Facebook e l’ascesa della cyberborghesia 2

  1. sono stato a Ibiza nel 1993
    sono connesso alla rete dal 1991
    (al tempo in Italia c’era il videotel)

    per questo motivo evito facebook
    non mi trovo bene con questi inquilini

    continuino a viversi una metafora
    di qualcosa che fatica ad affermarsi come strumento
    ovvio e democratico

    b

  2. perfettamente d’ccordo con il fatto che Facebook è un esserci trasversale che coinvolge le fasce d’età più diverse ma sempre nell’ambito della cosiddetta “cyberborghesia” del post precedente.
    L’importante è esporsi con la propria faccia e nome e cognome,niente nicknames e identità fasulle se è possibile.Insomma si traspone il proprio status sociale in rete, con la speranza di amplificarlo e non sono richieste particolari abilità informatiche .
    Per una “blogbuster” come me,alla ricerca della creatività individuale e “del walk on the wild side” il salotto di FB non rappresenta alcuna attrattiva

  3. la distinzione fra possedere e esserci è sottilmente individuata e, per quanto mi riguarda, perfettamete condivisibile. se l’impulso a monte è in entrambi i casi di natura frivola, certo nelle ricadute “antropologiche” la questione cambia.

    l’esserci (in facebook come in qualunque altro luogo, virtuale o reale) include di per sé la possibilità di partecipazione e condivisione. tutto sta a vedere se – e come e quando – da un pretesto della suddetta natura possano formarsi membri di una comunità consapevole. per il momento condivido il tuo moderato ottimismo (vedi: facebook e ascesa cyberborghesia 1) senza sbracciarmi in acritici entusiasmi né autostracizzarmi nello scetticismo snobista.

    il punto è che sembra inutile giudicare, come fanno i detrattori, sulla natura di una forma di comunicazione, perché, ovviamente, dipende dall’uso che se ne fa. facebook ha un potenziale immenso: permette di tenere su una rete efficacissima e semplicemente gestibile di contatti, di scambiarsi dritte, opinioni, recensioni, il tutto corredato da immagini, musiche ecc.
    permette di dare visibilità ad avvenimenti a cui si partecipa o semplicemente a se stessi, di reinventarsi, dare di sé una certa immagine virtuale – non necessariamente fedele al “vero” – insomma in una salsa meno cyborg e più realistica di second life.

    a questo proposito anzi è interessante notare che facebook svolge un ruolo crescente anche nella socializzazione. basti pensare alla funzione di “rintracciamento” di una persona conosciuta ieri sera ad una festa, scavalcando lo scambio di e-mail o numeri di cellulare. basta informarsi su nome e cognome…

    mi aspetto di vederne ancora delle belle.

    grazie intanto per i tuoi stimoli alla riflessione

    saluti dall’emisfero boreale

    kokalos

  4. @cinzia
    io non trovo che fb costringa ad una piatta amplificazione del privato ed escluda in assoluto una certa componente creativa. certo, ci si muove su livelli piuttosto rudimentali a paragone, torno ad arrischiare l’accostamento, di un avatar di second life o, come mi sembra di capire nel tuo caso, di un’identità creativamente manipolabile nella camminate sul lato selvaggio dei blog.

    però va considerato anche che la semplicità di gestione di fb ne favorisce la diffusione e che per alcuni (come nel mio caso) aprire un account su fb sia una specie di rito di iniziazione, l’inizio di un gioco di ruolo, l’avvio di una riflessione su se stessi in cui si decide cosa rivelare, come presentarsi, come voler apparire.

    d’altro canto, a dire il vero, non sono affatto certo che il vantaggio principale che la piattaforma di fb offre sia da cercare in QUESTO ambito. a me e molti altri fb serve come social network con una semantica e un codice sociale proprio (di questo parla gba, mi sembra, quando fa l’esempio di come reagire a una richiesta di condivisione indesiderata o quando ci si accorge che l’amico del cuore ci snobba). mi mette a disposizione possibilità che altrove non mi sono offerte: postare foto, segnalare eventi, sottoporre all’attenzione dei miei contatti un articolo, un video musicale o qualunque altra informazione si trovi in rete.
    tutto questo contribuisce poi a sua volta a dare una specifica immagine di (e DECISA DA) me, che non si limita alla foto della mia classe in quinta elementare o a me travestito da jack sparrow il carnevale del 2006. ma questo è secondario.

    mi sa proprio che hai ragione e che quello che cerchi non lo troverai in fb!

    saluti dall’emisfero australe
    (e non boreale, come ho scritto prima per sciatteria)

    kokalos

  5. @kokalos
    divertente.ho iniziato la lettura della tuo commento quasi sperando che mi convincessi a mettermi su Facebook….e invece mi dai ragione,partendo ovviamente dai miei presupposti.per la cronaca io non ho nessun blog perchè voglio evitare qualsiasi addiction…..che invece è proprio subdola e nel momento che lo scrivi ti accorgi che sono circa tre ore che stai al computer.

  6. Mi sarebbe piaciuto dialogare con cinzia su questi ed altri temi; ma non ha un link, non ha un blog, non è su facebook, non c’è un indirizzo email (e neanche un cognome)… 😉

    Sicuramente cinzia esiste, ma per me è quasi irraggiungibile.

    Le sue parole, lasciate qui, sono una frase sospesa, un’iscrizione solitaria su una stele dimenticata.

  7. stimolante discussione. come spesso capita i commenti sono una parte integrante del ragionamento. questa è la natura del mezzo scelto.
    invece FB… anche. in modi diversi. fra chiasso e cura.

    non so se sia vero che quello che cerca @cinzia non è su FB. la creatività diventa diffusa. certo: dobbiamo intenderci sul concetto di creatività. ma se la penso come un insieme di forme espressive, al di là di alto e basso, beh allora anche su FB le trovo. e le trovo in un contesto ad alta densità relazionale ed emozionale. diverse magari da quelle che ci attendiamo. ma con la capacità di diffusione virale e di massa (massa: sempre inteso in senso anti ideologico)

  8. “diffusione virale e di massa”.potrebbe essere uno dei motivi che non me lo rendono attraente.Sono tuttavia sempre pronta a sperimentre sempre il nuovo nell’ambito della comunicazione anche perchè il mio lavoro è appunto la comunicazione verbale(insegno inglese).
    Penso tuttavia che ci sono un numero incredibile di “talenti nascosti” e che rimarranno tali per sempre nel mondo dei blog e la cosa ha per me un fascino maggiore.Nell’anonimato del blog affiorano anche determinate dinamiche inconsce,positive e negative,nelle quali spesso ci si ritrova cosa che penso sia impossibile in un luogo che si chiama appunto Facebook,la tua faccia sociale,quello che vuoi far vedere di te e che appare agli altri.

  9. @cinzia: le motivazioni che portano ad aprire un blog sono sicuramente diverse da quelle che portano a “esserci” su FB. Ed è anche vero che rendono visibili modalità diverse dell’espressività. Com’è vero -per me, dico – che FB sta – in Italia, dico – “sdoganando” le forme social della Rete a livelli di massa, cosa che i blog non hanno fatto (non uso una posizione ideologica, no dico se è un bene o in male… constato).

    @hamlet: “per quale motivo una persona normale dovrebbe usare assiduamente twitter?” Perchè “si doccia”? Oppure: “perchè il treno è in ritardo?” Scherzi a parte: la dimensione di vicinato di Twitter e di connessione ad una propria community è in molti casi evidente – al di là dell’utilizzo auto-promozionale.

  10. ma invece di cyberborghesia non è più opportuno parlare di “cyberproletariato”? La borghesia usa Internet da anni e il paragone col telefonino anni ’80 non regge: oggi praticamente tutti possono permettersi una connessione a Internet, negli anni ’80 un cellulare costava tantissimo

  11. @hamlet: la cyberborghesia è l’apertura post elitaria delle logiche e grammatiche di Rete: l’apertura di massa.

    Il cellulare è più quello anni ’90 – ovviamente. Ma l’idea è lo sdoganamento di massa non del medium ma di un linguaggio, con relativo impossessamento e straniamento.

    Il cyberproletariato invece c’è in Rete. Ma – forse – è venuto prima e per altri motivi.

  12. un giorno stavo ascoltando Radio Capital e la speaker ha parlato del fenomeno Facebook citando proprio l’articolo di GBoccia sulla cyberborghesia.mi ha incuriosito il termine e sono finita qui.
    e mi interessa molto quello che leggo.

  13. @cinzia

    hai ragione, mi sono espresso maldestramente. in sintesi cercavo solo

    1) di ridimensionare il tuo scetticsmo sulle possibilità creative che fb offre, senza per questo esaltarle oltre il ragionevole; soprattutto mi premeva che non ne uscisse sottovalutato l’aspetto della manipolazione dell’immagine di sé che ciascuno mette in rete.

    2) di dire che se il tuo obiettivo principale è dare libero sfogo alla tua creatività (letteraria, grafica, musicale o quello che ti pare), ci sono “luoghi” più adatti. le potenzialità di fb – che sono già molte e altre ancora se ne aggiungeranno – vanno in una direzione diversa.

    detto questo, certo che ti invito ad aprirti un account e di aumentare il numero di quelli che usano fb con consapevolezza e ne fanno un potente strumento mediatico e non un semplice album di foto 🙂

    cheers

  14. …mmm…Buongiorno a tutti…d’accordissimo sulla sostanziale differenza tra “l’essere su facebook” e “il curare il proprio blog”..sono due cose radicalmente diverse. In parole molto povere, secondo me facebook ti da la possibilità di “uscire in piazza ad urbino” anche se piove a dirotto e anche se, in realtà, nn ti muovi da casa. E’ questa la magia…scoprire che, anche se non si esce di casa in una giornata troppo fredda..tutti coloro che avresti incontrato per strada li becchi in questa “piazza della repubblica 2″che è facebook!…è questo l’aspetto accattivante…”esserci” su facebook è uguale, identico e preciso all’ “esserci” il giovedì sera in piazza ad urbino. (non è un caso che ormai sia frequente la domanda :”ma stai su facebook?”..prima ancora di chiedere il numero di telefono…)…

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