Rai per una notte: era o non era TV?

Rai per una notte è stato un evento mediale per l’Italia. Lo è stato per la capacità di mettere in forma un modo diverso di fare televisione sfruttando un approccio transmediale che ha portato l’infoshow dal vivo realizzato al Paladozza di Bologna alla diffusione satellitare e radiofonica, all’esperienza di visione comunitaria in molte piazze d’Italia e alla “spalmabilità”sul web tra siti mainstream e blog che hanno embeddato la diretta.

È stato un evento mediale anche perché ha mostrato anche che è possibile una diffusione di contenuti sostenendo il principio di libertà di informazione, producendo una risonanza sui media ufficiali capace di tematizzare – almeno per qualche ora – la realtà dell’informazione nel nostro Paese.

Ma è stato un evento mediale di che tipo?

Sul sito del progetto si legge:

Più di 125mila accessi contemporanei su raiperunanotte in streaming. Grazie a tutti voi abbiamo creato il più grande evento web della storia italiana.

In effetti la risposta in Rete è stata piuttosto evidente e significativa. Ezekiel che ha monitorato il flusso di messaggi via Twitter (hashtag: #raiperunanotte) ha segnalato il “peso” dell’evento rispetto alla capacità di generare conversazioni online:

mai vista una cosa del genere in Italia, siamo a quasi 4000 tweet all’ora, all’estero si chiedono cosa stia accadendo qui #raiperunanotte […] per l’Iran si è sui 3-4000 per i cataclismi tipo Haiti o Cile siamo dai 5000 agli 8000

Dati che se associamo ai contenuti veicolati mostrano la qualità simbolica e il senso politico della partecipazione di molti.

Ma ci siamo accorti anche come questo modo di fare televisione capace di stimolare la produzione di contenuti in Rete abbia sviluppato una sorta di “audiweb” in tempo reale che reagiva ai contenuti trasmessi segnalando i momenti di maggiore interesse indicati non dal semplice “stare” davanti alla TV ma dal “reagire” scrivendo e commentando a quanto si vede:

ezekiel: inizia il pezzo di travaglio a #raiperunanotte e i tweet all’ora arrivano subito a 1900 (un valore raro per l’Italia)

gba: Elio su #raiperunanotte vale più di 2300 Tweet all’ora

gba: Luttazzi a #raiperunanotte e siamo oltre 5000 Tweet l’ora

ezekiel: alla fine del monologo di Luttazzi 5700 tweet all’ora, credo sia un record assoluto in italiano

Un modo di fare televisione che ha saputo, insomma, sfruttare la dimensione dei pubblici connessi. Basta leggere i contenuti generati nella stanza su FriendFeed dedicata all’evento per rendersi conto di una realtà fatta di commenti, botta e risposta in tempo reale che reagiscono a quanto scorre sul video; aderendo e distanziandosi, applaudendo e criticando (l’esibizione di Morgan non è passata sotto silenzio e nemmeno il bagno finale di folla di Santoro). Le audience si fanno visibili e dicono la loro, grazie alla forza della connessione.

Molti nei diversi siti di social network online l’hanno definito un evento epocale. Molti hanno sottinteso: epocale per la Rete. Santoro l’ha ripetuto più volte.

E invece era solo televisione. Quella generalista.

Mi spiego. Dimentichiamo per un attimo il valore simbolico sul piano politico e mediale e concentriamoci sulla domanda: è vero che è stato creato il più grande evento web della storia italiana?

Se fosse così allora l’evento significativo della Rete l’ha dovuto fare la TV. Oppure come dice marina:

mah, l’evento è significativo della rete perché c’era la rete a spingere, secondo me è il contrario: l’evento significativo della tv lo ha dovuto fare la rete 🙂

Il senso è forse proprio questo, considerare che ieri sera abbiamo assistito alla capacità della televisione di trovare un nuovo senso nella dimensione di un network diffuso e misto (satellite, radio, web). E la presenza di alti numeri dei pubblici connessi in Rete ha rappresentato la novità comunicabile ai media mainstream: la Rete guarda la tv di Santoro.

Appunto: guarda. E sta proprio qui la differenza di valore attribuito al pubblico sul web da chi fa televisione. Il programma/evento ha considerato il suo successo dal numero di accessi alla “visione”, non considerando per nulla i contenuti generati dagli utenti durante la trasmissione né portando questi contenuti nel programma. Era solo tv, la solita. Era il programma di Santoro, il solito – unica eccezione un Luttazzi che nella tv pubblica non sarebbe mai potuto comparire. Ma per il resto era una puntata di Anno Zero – che se volete è la forza di quello che è accaduto: “quel” contenuto che ha la possibilità di andare in onda comunque. E la vera differenza in termini di diffusione, statene certi, l’hanno fatta più i canali locali e le programmazioni sul satellite unitamente alle piazze che le dirette web, che pure sono state significative.

Eppure per molti di coloro che erano in Rete è sembrato un punto di non ritorno. Come ha sintetizzato Gianluca Neri sul suo canale FF:

Avete presente quella sensazione che uno ha una volta ogni 5 anni, di stare assistendo a un evento storico? (peraltro: mai visti tanti tweet italiani tutti assieme).

Forse perché abbiamo per la prima volta sperimentato una partecipazione mediata e connessa così allargata e per così lungo tempo che ha reso visibile le nostre connessioni e ne ha attivate altre. Grazie alla tv, quella vecchia e generalista.

Alla fine abbiamo comunque sperimentato le potenzialità di un modo di produrre informazione diverso nella forma. Se la prossima volta sperimentiamo anche sui contenuti portando la realtà dei pubblici connessi in TV riusciremo a capire meglio cosa potrà creare l’integrazione fra i mezzi e fra le intelligenze (e stupidità).

22 pensieri riguardo “Rai per una notte: era o non era TV?

  1. “Ma per il resto era una puntata di Anno Zero – che se volete è la forza di quello che è accaduto: “quel” contenuto che ha la possibilità di andare in onda comunque.”

    andare in onda comunque …. dopo le elezioni! Non nel mese precedente le elezioni. Quella frase mi sembra da correggere

    1. 🙂 il senso è: tranne pochissime cose è lo stesso format con gli stessi personaggi.
      Ovvio che resta evento: perché non sarebbe andata in onda, perché va in onda nonostante un esplicito divieto, perché lo fa anche in Rai (penso al coraggio di RaiNews24)…

    2. A futura memoria: RaiNews24, che trasmetteva l’evento in diretta, ha censurato tutto l’intervento di Luttazzi! Il direttore Corradino Mineo ha tolto il collegamento dicendo: “Luttazzi potete vederlo anche a teatro”. Mineo ha continuato a parlare di fuffa per tutti i 15 minuti di durata del monologo, al termine del quale ha ridato la linea al Paladozza. A conferma del tema della serata santoriana: in Rai certe cose non possono essere dette e l’editto bulgaro su Luttazzi è ancora in vigore. Due anni dopo ritroviamo Mineo eletto in Parlamento nel PD! #giornalistiembedded
      p.s. di recente Mineo si è pure lamentato che Renzi lo censura!
      #lafacciacomeilculo

  2. secondo me è riduttivo parlare di tv, non è stata la tv a smuovere le acque, ma la potenza mediatica di santoro in risposta ad un contesto: vespa ed altre trasmissioni non avrebbero mai smosso la rete a tal punto

    1. la dimensione di “evento” è data da una combinazione di fattori tra cui la notorietà di Santoro, il valore simbolico e politico della trasmissione, la capacità di intercettare un certo mutamento in atto… proprio per questo si tratta di “evento”.

  3. sempre interessante leggerti 🙂 io non ho “partecipato” a questo evento (avevo altre urgenze purtroppo) e confesso di non essere un’ammiratrice de Santoro e di quel “genere” di tv (cosa che mi ha probabilmente ulteriormente detratto interesse) … da un punto di vista mediatico, mi sembra che l’unica differenza sia stata, di fatto, la possibilità di “vedere” la trasmissione in una modalità “multimediale”, poichè la dimensione è rimasta quella del “one-to-all”, rimanendo, quindi, nell’ambito del proprio solotto, un salotto enorme ed interconnesso, ma ancora separato dai contenuti trasmessi e senza interazione con il contenuto mediale (interessanti a questo proposito invece esperimenti come webo’clock, in cui radio e web si intrecciano) … non so quanto il contenuto (il “programma” nello specifico) sia stato funzionale ai risultati e mi chiedo cosa sarebbe successo se avessero trasmesso, che so, un evento sportivo importante … concordo sulla lettura fatta e sul fatto che questo sia ancora solo un evento televisivo in cui è stata ampliata la diffusione (e in questo senso multimediale), innovativo nella trasmissione dei dati e nella possibilità di fruizione allargata, ma non nei contenuti o nella modalità di interazione con il pubblico… 🙂

    1. quello che abbiamo visto è un “evento” mediale che ha prodotto una “cerimonia mediale” che per la prima volta ha visto un coinvolgimento miscelato di pubblico tv e della Rete. I contenuti hanno saputo intercettare una certa tensione anti-televisiva (pur se costruiti con linguaggi assolutamente televisivi).

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