Breve spaccato riassuntivo della giornata di oggi. Uno Steve Jobs Online Memorial tra l’esperienza personale dei social media e la sperimentazione di storify come memoria online.
Muore Steve Jobs. Steven Levy sintetizza il percorso di una vita che ha cambiato il nostro modo di immaginare le tecnologie fra noi, nel nostro quotidiano, dentro una realtà fatta di gesti semplici che ci sono diventati famigliari… come tagliare e incollare un testo, come scaricare la musica… Un modo che ha prodotto culto e affetto per un brand, barricate e stili di vita agganciati ad un device come il computer.
Oltre ad avere colonizzato il nostro immaginario tecnologico ci ha lasciato, come racconta Federico Mello – che sta mandando in stampa una biografia di SJ – una lezione di vita:
“La più grande lezione che Steve Jobs ci lascia, il più grande
insegnamento per la vita di ogni giorno, è semplice. Non abbiate paura.
Non abbiate paura della morte, la destinazione che tutti condividiamo:
siamo tutti “già nudi” tutti di fronte all”ultima destinazione. Per
questo bisogna vivere ogni giorno come se fosse l”ultimo, bisogna vivere ogni minuto fino in fondo, è imperdonabile vivere la vita di qualcun altro.”
Nel suo noto discorso ai neolaureati di Stanford ci lascia, forse, il suo testamento di vita: “Stay hunghry, Stay foolish”: “Non lasciate che altri scrivano la vostra vita”
Wired.com accoglie i visitatori con una commovente homepage in nero che raccoglie, man mano che escono, le diverse dichiarazioni delle celebrità del nostro tempo sul co-fondatore di Apple.
Trovate Barack Obama che sintetizza in modo lucido il
mood del momento:
“The world has lost a visionary. And there may be no greater tribute to
Steve’s success than the fact that much of the world learned of his
passing on a device he invented. Michelle and I send our thoughts and
prayers to Steve’s wife Laurene, his family, and all those who loved
him.”
Il sito di Apple fa impressione: lo schermo si fa lapide.
Cominciano a trasformarsi gli avatar dei profili Facebook in mele sbocconcellate; vengono postate immagini-mela in stile fan art o frasi iQualcosa.
“ |
RT @mikamika59: #TWITTERART ┈┈┈┈◢◤┈┈┈┈┈┈┈┈┈ ┈◢▇▇▇▇▇◣┈Ⓣⓗⓐⓝⓚ┈ ┈▇▇▇▇▇◤┈┈ⓎⓄⓊ┈┈┈ ┈▇▇▇▇▇┈┈┈┈┈┈┈┈┈ ┈◥▇▇▇▇◣┈┈Ⓢⓣⓔⓥⓔ┈ ┈┈◥▇◤◥▇◤┈┈┈┈┈┈┈ |
|
“ |
iGod, heaven just got an upgrade. |
|
Qualcuno reagisce al rumore di fondo del lutto connesso:
“ |
Mozione d’ordine, visto che qualcuno sta sbroccando forte: almeno evitate di retwittare i pianti funebri altrui, a meno che siano rilevanti. |
|
Scrive @Giovy:
“
@suzukimaruti sai già che oggi sarà così. Magari, invece di rompere le balle, chiudi Twitter e lo riapri domani, no? :)”
“ |
@Giovy ecco, è uno degli effetti collaterali: se la Rete diventa una lagna, io (che sono uno competitivo) divento ancora più lagnoso 🙂 |
|
E anche la comunicazione politica trova un connubio (sfrutta?) la dimensione emotiva
“ |
L’intervento di Stanford è sui video di Palazzo Vecchio, nei cortili pubblici. Un piccolo omaggio da una città che Jobs conosceva ed amava |
|
E compaiono anche i gruppi-lapide, più o meno sponsorizzati.
La reazione “pop” all’evento luttuoso è segnata da come i media trattano la sua figura. Un paio di tweet mi sembrano mettere in prospettiva le cose…
“ |
“@SteveP0P: Mia madre si chiede perché i media parlano continuamente di omicidi (yara,meredith,misseri) e lei non conosceva questo Jobs… |
|
“ |
Il popolo della rete, il popolo del web, il popolo di Jobs, il popolo di quelli che usano popolo quando non capiscono che succede. |
|
Da notare anche analisi più ponderate e meno passionalmente istintive, come quella di
Davide Bennato su Tecnoetica che, assumendo appieno la lezione di Elias, traccia un profilo culturologico dell’ascesa del “genio” Steve Jobs:
“Steve Jobs ha trasformato in opportunità e una grande azienda una serie
di idee che circolavano nel contesto sociale e culturale in cui operava […] Se questo vuol dire essere un genio, allora si: è stato un genio.”
|
Steve Jobs è morto. Sociologia di un genio
Prendo in prestito il titolo di un eccezionale libro di uno dei più grandi sociologi della cultura, ovvero di Norbert Elias, il quale fece una grande operazione intellettuale solo all’apparenza controintuitiva. Per studiare la figura di Wolfgang Amadeus Mozart, Elias decise di fare una analisi sociologica, il che è un ossimoro: perché la sociologia è una scienza delle collettività non delle individualità.
|
Ovviamente non dobbiamo trascurare gli scivolamenti di rappresentazione del dolore tra dentro e fuori dalla rete: nelle ore si sono moltiplicate le immagini che richiamano i Memorial Wall più o meno spontanei con migliaia di messaggi di affetto.
Tra le piaghe dell’immaginario che il “culto di Steve Jobs” ha creato, restano i linguaggi tattici di appropriazione, le forme contro culturali di denuncia, in chiave ironica o ad alto contenuto di denuncia. Il
pezzo su il Fatto Quotidiano che presenta “Steve Workers” – il gioco tra il Jobs/lavoratore e i Workers-lavoratori è evidente – racconta una realtà di questo tipo:
“Se Jobs era un singolo individuo, Workers è un soggetto collettivo, se i
prodotti del primo sono l”iPhone, l”iPad, l”iPod, quelli del secondo
sono “
iClasswar, iStrike, iStruggle, iRevolution“.
Workers è Jobs rovesciato. E” il suo esatto contrario.”
“ |
It was great to meet the comrades in Bologna yestarday: @notav @Wu_Ming_Foundt @valentina_avon |
|
|
Steve Workers
Steve Workers is among all those who want to occupy Wall Street. Steve is ALL of them. Steve Workers is in Madrid and Barcelona with the Indignados, he is ALL of them. Steve Workers is in Rome, Naples, Bologna, Milan marching with students who demand their own future.
|
Suzukimaruti è un mio caro, caro amico: tuttavia su questo evento è poco attentibile essendo sempre stato un gramde ODIATORE di Apple… Ciao Suz!
Lusingato per il giudizio sulla ponderazione nel giudizio 🙂