Facebook per insegnanti: scappare dai social network o abbracciare la cultura (del) digitale?

La notizia la conosciamo bene, la riportava oggi La Repubblica: una circolare del Preside della scuola media di Albisola Superiore (Savona) vieta ai professori di stringere amicizia con gli alunni su Facebook.

Le ragioni circa la scarsa sensatezza della forma utilizzata  e della tipologia di divieto la commenta bene Dino Amenduni:

una circolare che impone un divieto, in una scuola, dovrebbe essere mossa da dati oggettivi, da ricerche scientifiche. Da motivazioni legate al contesto, perlomeno. Non dovrebbe essere un sentimento di un preside trasformato in una regola di comportamento. Non si parla di un’azienda in cui le decisioni sono responsabilità dell’imprenditore, ma di una scuola (ente pubblico) dove un dirigente scolastico impone a un professore (dipendente pubblico) di disciplinare il proprio comportamento privato, senza alcuna dimostrazione concreta dell’esistenza di un collegamento (e dunque di un diritto di ingerenza) tra comportamenti privati e esercizio corretto della professione pubblica.

E così pure i presupposti da cui si tratta questo tema a partire dal divieto del Missouri – poi giudicata incostituzionale – come spiega Caterina Policaro, che riporta anche la sua esperienza di prof. e “abitante” della Rete.

Da parte mia, come ho già cercato di spiegare nel post Quando si diventa amici del prof. su Facebook, si tratta di approfondire il rapporto tra la mutazione dell’ambiente comunicativo che ci circonda e i processi educativi e sociali che il mondo della scuola sviluppa. Sarebbe un tema da discutere ed approfondire in un consiglio di classe, in una riunione allargata con i genitori, in aula assieme agli studenti e non da liquidare con una circolare che mostra in tutta la sua forza una resa incondizionata all’incapacità di gestire la cultura (nel) digitale. Luci e ombre del rapporto che dobbiamo costruire tra adulti e adolescenti in Rete vanno evidenziate non rimosse, come ho cercato di spiegare nel saggio Facebook per genitori (e che contiene come spunto il racconto su come lo usa la prof. Maria Cristina da “amica”).

È anche evidente che prima di cadere nella trappola dell’essere friend dei propri alunni – o simmetricamente dei propri docenti – bisogna chiedersi se e come una piattaforma come Facebook può essere utile nel processo formativo e quali vantaggi e svantaggi rappresenta nella gestione del rapporto di classe, nelle dinamiche formative eccetera.

Consideriamo infatti che Facebook, come ho scritto, non è un mondo a parte e ha gli stessi problemi dei rapporti scolastici normali (mai avuto a che fare con ragazzi problematici?). Se accetti l’amicizia di un allievo sai che gli stai concedendo di accedere ai tuoi contenuti (e lui ai tuoi): puoi invitare un tuo alunno a entrare in casa, ma forse preferisci riceverlo nel salotto ordinato, con la libreria zeppa di romanzi colti, e non in camera da letto o nella cucina con i residui della festa della sera prima…

Allora si possono sperimentare molte altre forme come i gruppi Facebook (utili per gestire una classe nel passaggio degli anni), la fan page del docente per evitare l’effetto “intimità in pubblico”, eccetera. Quello che volete rispetto alle possibilità del mezzo ma partendo da specifiche esigenze gestionali e formative.

Il resto è pericolosa promiscuità tra pubblico e privato, se non gestito culturalmente in modo corretto, che crea un alone mediale di pericolo. Come gli articoli sulle molestie dei prof. ad alunne attraverso Facebook – considerando però che il problema non è il mezzo: anche il buon vecchio telefono serve alle stesse cose – o quelle dei genitori verso i prof. che ha portato gli insegnanti inglesi ad essere terrorizzati dall’usare il social network.

Avviare un dibattito serio su esperienze in corso piuttosto che dichiarare da subito la resa aiuterebbe a sviluppare una cultura della comunicazione digitalmente mediata nel Paese. D’altra parte, come mi ha scritto Giuseppe Lanzi durante una conversazione via Twitter “Bisogna trovare il modo di vivere con gli studenti, per poter essere maestri”.

Nota: nella circolare parliamo della scuola media: vogliamo ricordare che l’età per entrare su FB sono i 13 anni?

5 pensieri riguardo “Facebook per insegnanti: scappare dai social network o abbracciare la cultura (del) digitale?

  1. Come sempre, dipende dall’uso e dai motivi che spingono i docenti a diventare amici degli allievi. Molto, molto, molto spesso, l’unico motivo è proprio e solo diventare amici degli allievi, fatto grave in un momento in cui il concetto di ruolo è molto lontano dai ragazzi. Se penso alla scuola dove lavoro opterei la stessa soluzione del preside. Per poi magari illustrare ai docenti i possibili usi di facebook, e a questo punto sbloccare il divieto.

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