Facebook, l’universo e tutto quanto

Sono passati 10 anni da quando l’idea di trasformare l’almanacco annuale del college, il “faccia libro”, in un formato digitale si è realizzata.

Per noi italiani sono poco più di 5 gli anni, quando, dalla fine dell’estate del 2008, abbiamo visto crescere esponenziamente le iscrizioni e passare da utenti tutto sommato early adopter ad un pubblico generalista che ha contribuito a dare la forma che quotidianamente sperimentiamo.

Grafico vincos.it
Grafico vincos.it

In questi anni Facebook è stato per gli italiani un luogo di costruzione del nostro lessico familiare con la Rete – come ho descritto in un articolo per Panorama. Abbiamo imparato il significato di taggare, sharare, chattare … ma anche il senso di relazionarsi gli uni con gli altri in una interconnessione senza soluzione di continuità fra online e offline.

facebook per genitori

Facebook ha rappresentato anche per molti italiani una metonimia della Rete come spiego nella mia rubrica Vision su Techeconomy: ci ha socializzato alle forme di comunicazione, di produzione e consumo di contenuti online, assorbendo su di sé le esperienze che avevamo pensate sempre come separate: scrivere un post sul blog, leggere i feed da un feed reader, chattare su un’applicazione dedicata, ecc.

Facebook Paper

Oggi Facebook ci sta portando all’interno di una nuova ondata nello sviluppo del web: la dimensione sociale di relazione e contenuti da gestire in mobilità attraverso ambienti diversi, piuttosto che in uno onnicomprensivo. Con Paper, la app uscita il 3 febbraio, un giorno prima del compleanno, ci troviamo di fronte non solo ad un tentativo di dare forma alla social news aprendola ulteriormente ad un pubblico generalista ma connesso. Il senso della trasformazione sembra essere più profondo: siamo di fronte ad una frammentazione delle diverse possibilità relative a comunicazione e contenuti che eravamo abituati a pensare in un ambiente unico. Disassemblando è possibile sfruttare contenuti e modalità di comunicazione diverse per pubblici diversi con bisogni diversi e seguire la via della mobilità dell’uso. Paper è forse solo la punta dell’iceberg. Facebook è sempre meno un luogo in cui si entra e sempre più quella cosa che si inserisce negli interstizi della nostra quotidianità vibrando in tasca quando arriva una notifica, che da oggi sarà anche una news.

Facebook 2017

Non sappiamo, quindi, se Facebook perderà entro il 2017 l’80% dei suoi seguaci come indica la ricerca dell’Università di Princeton. D’altra parte applicare un modello epidemiologico ad un ecosistema che in realtà non solo muta continuamente la sua natura ma si deframmenta in ecosistemi diversi (sempre a proposito di Paper) non è detto sia il metodo corretto.

Facebook Logout

D’altra parte è vero che stiamo assistendo ad una decrescita felice dei più giovani sul social network che sta preoccupando Facebook. La realtà è che il social netowrk si scontra con bisogni espressivi, relazionali e di privacy delle nuove generazioni: che ripensano i contenuti online in una direzione che non dà per scontato che siano necessariamente permanenti e visibili ad un pubblico; che vogliono definire meglio le cerchie sociali con cui comunicare; che giocano di più con le possibilità dell’anonimato; che non vogliono essere così esposti ad un ambiente in cui ormai stanno moltissimi degli adulti che loro conoscono e da cui si sentono osservati.

Ma forse le risposte verranno proprio dalla capacità che Facebook ha sinora mostrato di non restare immobile sul mercato riducendosi a nicchia ecologica ma di espandersi anche a scapito di altre specie.

3 pensieri riguardo “Facebook, l’universo e tutto quanto

  1. Ritenere che la frammentazione sia un sinonimo di libertà è uno stereotipo del pensiero postmoderno. Per fortuna, questi miti sono stati smascherati da filosofi come Jurgen Habermas, e più recentemente dall’italiano Maurizio Ferraris.
    La società liquida, descritta e criticata da Zygmunt Bauman, alimenta questi miti dell’onnipotenza dell’individuo attraverso il consumo di servizi essenzialmente futili come Facebook e Twitter. Purtroppo una lettura più attenta e critica dei fenomeni viene osteggiata da una martellante campagna commerciale che descrive sempre il web come indispensabile e insostituibile. In realtà la capacità del web di influire sui fenomeni sociali si sta dimostrando molto labile. Un caso clamoroso è mostrato dalla Repubblica Popolare Cinese. Infatti, in Cina il web è sottoposto a una severa censura, le mail vengono controllate dalle autorità, le pagine dei siti sono cancellate, i blogger sono spesso arrestati. Questa rigida e drastica repressione del web in Cina non ha provocato nessuna rivolta di massa, nessuna insurrezione. Come mai? Quando sono in gioco i fattori fondamentali della sopravvivenza, appare chiaro il carattere superfluo di internet. In Cina si rischia la vita opponendosi alle leggi restrittive del regime. Quindi, come si può dire che Facebook abbia cambiato le nostre vite, se non ha influito in nessun modo sull’esistenza di un miliardo e trecento milioni di cinesi? Forse siamo così narcisisti ed egoisti da ritenere che la nostra fotografia su Facebook e tanti “mi piace” siano più importanti del resto del mondo?

Lascia un commento