Il sorriso di Joker: tra Obama e Berlusconi

Questo post nasce (letteralmente) come commento alle domande di Vincenzo Cosenza e al post di Henry Jenkins.

La vicenda è nota: il volto del Presidente Barack Obama viene manipolato con photoshop per renderlo simile al Joker da uno studente, Firas Khateeb, che lo carica su Flickr. Questa potente immagine viene sfruttata da qualcuno per farne manifesti che compaiono sui muri di alcune città americane con lo slogan “socialism”.

E’ solo allora che i media mainstream se ne interessano (vedi ad esempio qui) considerandolo come messaggio “razzista”, che lo studente cancella da Flickr la foto e dichiara

che il suo lavoro non voleva avere un connotato politico, tanto è vero che la dicitura “Socialism” è stata aggiunta successivamente dai misteriosi affissori di L.A.

Vincenzo commenta la vicenda e rilancia manipolando un’immagine di Berlusconi il Joker style e caricandola sotto creative commons su Flickr. E si (ci) chiede:

E se una foto di Berlusconi-Joker iniziasse a circolare sul web, in un momento in cui le TV rifiutano il trailer di Videocracy e parte l’assalto a Rai3, quali dinamiche si scatenerebbero nel nostro paese ?

Da qui alcune mie considerazioni.

Ogni gesto in pubblico è un gesto politico. Per questo mi convince poco l’affermazione del ragazzo che “si è affrettato a precisare che il suo lavoro non voleva avere un connotato politico”. E’ solo un’ingenua e sbrigativa replica.

L’uso dei mezzi come photoshop per ritoccare immagini e di piattaforme per condividerle in pubblico come Flickr cambiano le prospettive di scalabilità di ogni comunicazione “personale” e quindi la portata delle stesse. Caricare e condividere su una piattaforma come Flickr un’immagine significa consegnarla alla logica di appropriazione e diffusione degli spreadable media.

Le forme di appropriazione dell’immagine per giocarle nei contesti urbani secondo percorsi “tattici” mostra bene come sia impossibile (rimozione o meno) censurare l’immaginario. Ci sono altri modi per farlo. Ad esempio attraverso produzione di nuove immagini-immaginario, che scalzino e si sovrappongano a quelle da censurare. Che operino una rielaborazione di secondo livello che nella nuova appropriazione depotenzi quelle immagini che volevano denunciare, scuotere, produrre detournement. Ma questo è un discorso che ci porterebbe troppo in là.

Ma partiamo dal Joker per affrontare poi la contaminazione della sua immagine con quella di Obama e Berlusconi.

Joker è una figura anti-umanista, anti-sapienziale che sfrutta i linguaggi di massa (la televisione è il suo mezzo per eccellenza) e le logiche spettacolari, che deturpa le forme elitarie del bello e della ricchezza (come nella sequenza cinematografica del Joker-Nickolson che devasta un museo sfregiando le opere d’arte). Joker è in alcune versioni un imbonitore sguaiato,  una figura macchiettistica un po’ folle.  In altre è un sovvertitore dell’ordine costituito e i suoi crimini servono solo a destabilizzare. Bob Kane xs Alan Moore. E già questo dovrebbe farci pensare.

Se vogliamo affrontare il confronto fra Obama-Joker/Berlusconi-Joker ci troviamo di fronte, a mio parere, ad una medesima operazione che porta a risultati diversi.

Da una parte ci troviamo di fronte ad una desacralizzazione del corpo del leader, con un Obama che incarna un messaggio politico (socialismo) potente e un’immagine che vìola – e per questo può essere tacciata di razzismo – l’aura del Presidente Americano che incarna il sogno.

E’ un’immagine che incontra lo sguardo urbano di chi attraversa gli spazi della città, che copre i muri delle strade che percorriamo nella quotidianità della nostra vita, “significa” la città in modo diverso. Per questo è immagine dirompente: perché sfida lo sguardo e gli spazi di attraversamento impedendoci di sottrarci e colonizzando lo sguardo (e la coscienza) metropolitano. E’ un meccanismo, quello del manifesto sui muri urbani, di colonizzazione dell’immaginario metropolitano, di messa in circolo di significati che si colgono nell’immediatezza di uno sguardo rapido di chi passeggia e butta l’occhio da un mezzo in movimento.


La scelta stessa, invece, dell’immagine del Berlusconi-Joker mostra la natura ironico-iconica di un corpo del leader che è già desacralizzato per (auto) definizione. Berlusconi “è” un Joker, lo è per ammissione (barzellette, colpi di teatro, follie in pubblico, giocosità d’assalto…) e per riconoscimento (leggersi la stampa- soprattutto internazionale-al riguardo). Non c’è contrasto d’immagine/immaginario – come con Obama – ma sovrapposizione.
La diffusione delle immagini di un Berlusconi-Joker sul web non indebolirebbero la sua “aura” ma la rinforzerebbero (esagero: ma il processo è lo stesso che abbiamo avuto con le trasformazioni degli slogan di campagna elettorale di qualche anno fa. Tra trasformazioni ironiche e pecorecce ha fatto gioco all’affermarsi di un’immagine dominante).

E comunque: in America tutto si è scatenato quando le immagini hanno ricoperto la superficie della città, si sono mostrate “inquinando” lo spazio civico. Allora il loro volersi “mostrare” più in pubblico ha trasformato l’amatorialità del “giochino” in uno sfregio, in un taglio, quello del Joker. Per avere la stessa efficacia anche in Italia serverebbe uno sfregio. Se no si rischia di cadere nel rumore di fondo del web a tratti ripreso da qualche giornale.

La partenza di un meme sul web, con rimando di sito in sito dell’immagine, ha più (per ora) il senso di un gesto da farsi (Secondo me non scatena un bel niente, ma la metto lo stesso), capace di legare fra loro coloro che lo fanno ma che ha poco della dirompente potenza dell’immagine “socialista” dell’Obama-Joker sui muri cittadini.

Ma l’immagine c’è. Nasce qui dentro ma può trasformarsi in un fuori. Per diventare un “taglio”, per sfregiare, deve trovare un contesto performativo cui dare senso.

Resto in attesa.

2 pensieri riguardo “Il sorriso di Joker: tra Obama e Berlusconi

  1. d’altra parte…

    “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about”. [cit]

    un dogma (ahimè) in pubblicità, giornalismo e politica…o no?

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