“Si servono dei blog quelli che non riescono ad andare in un reality”

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Puro myspace per adulti. Che Porta a Porta fosse uno dei luoghi deputati l’avevo già detto.

Ma adesso siamo al di là dell’espressione d’opinione di un presentatore che si fa delle domande. Nel momento in cui il parere lo esprime la scienza attraverso le parole della sessuologa Alessandra Graziottin si danno conferme.

Guardate questo della puntata del 22 febbraio e ditemi se non stiamo passando il segno.

[YouTube=http://www.youtube.com/watch?v=pgdlEg9I4mo]

Seguiamo con calma la linea di ragionamento.

1. Perchè i blog? “Perchè giovani e meno giovani esistono in quanto visibili su internet”. 

2. “Quello che attrae su internet, come tutti i mezzi visivi, è la possibilità di una attrazione sessuale con un massaggio (lapsus) implicito o esplicito. E d’altra parte questo  crea la proliferazione di questi siti di prostituzione virtuale che possono anche essere gestiti nel blog personale”.

3. C’è tutta una vita che parte dal blog “e si esplicita poi per esempio in una sessualità che ha tutti una serie di connotati di promisquità, di rischio, di prostituzione, di autodistruttività sulla quale dobbiamo riflettere. Il blog è la punta dell’iceberg”.

4. “Si servono dei blog quelli che non riescono ad andare in un reality” (questo ragionamento viene completato dallo psichiatra Alessandro Meluzzi).

Puro myspace per adulti. (A parte pensare ai molti blogger che conosco – vedi anche foto sopra – e pensarli in questo modo 🙂 ma so che non ci si rivolge a loro. Credo.)

La cosa più grave non è tanto che l’incompetenza dei migranti di Internet (in questo caso direi dei turisti occasionali) sia lontano dal comprendere i linguaggi dei nativi, ma che trattando in questo modo incompetente e di pura spettacolarizzazione temi importanti come quello tra Rete e violenza, o sessualità, si finisce per alimentare pregiudizi che non solo allontaneranno sempre di più i due mondi ma che inquinano i tentativi di approccio e comprensione finendo per banalizzare il problema. Finendo per tradurlo in modo consolatorio: l’inevitabilità del binomio Rete-violenza. Con buona pace di tutti.

Ah, dimenticavo, ovviamente nella puntata si stava discutendo dell’omicidio di Meredith per collegarlo al tema “giovani, sesso, droga e violenza”.

Grazie a gg per la segnalazione.
Grazie a yousveva per averlo postato.

26 pensieri riguardo ““Si servono dei blog quelli che non riescono ad andare in un reality”

  1. non capiscono che quella non è una modalità di approccio che possa portare a qualcosa. continuano a pensare/parlare come se avessero a che fare con qualcosa di basso, che loro guardano dall’alto della loro posizione. errore, è così che il web smonta i media mainstream..in questo caso, vecchi media mainstream.. ma nel vero senso della parola.

  2. c’è qualcosa che non torna, e potrebbe avere a che fare con la maturità della blogosfera. Provo a spiegarmi. Il problema è che i media dettano tutt’ora l’agenda ed i blog arrancano per sincronizzarvisi. Porta a porta fa una puntata dove dice che chi ha un blog la da a tutti si droga e di tanto in tanto uccide un amico e tutti dietro a dire che non è vero… la blogosfera insulta la tv ogni giorno e non ho mai visto un tentativo di difesa in tv. Detta così può sembrare banale, ma non lo è. L’unico blog che ha definito l’agenda anche per i media è stato Grillo che (forse non a caso) è il più televisivo dei blogger (sempre che mi si permetta di chiamarlo così).
    Perchè questo?
    Pubblici diversi, target personalizzati, si potrebbe dire.
    Forse in parte.
    Eppure nel modo in cui la blogosfera reagisce a Bruno Vespa e nell’incapacità reale di esportare temi al di fuori dei propri confini c’è qualcosa su cui, credo, si dovrebbe provare a riflettere.

  3. Denoto seri problemi mentali di questi. Parla un Meluzzi che utilizza la tv per la sua esistenza da psicologo? Chi dovrebbe riflettere sono proprio loro, tra le due porte..

  4. @LR: il problema è proprio lì. Riuscire a contribuire a costruire l’agenda mediale essendo capaci di “mettere a tema”, di imporre temi, di rendere trasparenti modi di trattare temi.
    Il rischio se no è quello di delineare una battaglia tra due lati asimmetrici e autoreferenziali.

  5. E’ un poco il problema dei vasi comunicanti: il livello più basso fa abbassare il più alto livello per potersi sentire all’altezza.
    Opporsi a Porta a Porta è un poco come opporsi alle regole dell’idraulica.
    Il tema allora è cambiare canale!

  6. Sono d’accordo con LR, il web non riesce a dettare l’agenda dei mainstream forse perchè esistono pubblici diversi, è questo un punto centrale: Vespa vuole rassicurare chi vede Porta a Porta non convincere, non approfondire. La rete fa l’esatto opposto ed ecco il problema dei vasi comunicanti portato ad esempio da sensingplace.

  7. @Patassa: non è una questione solo relativa ai pubblici. L’agenda dei media è relativa ai temi che i media impongono alla società, ciò di cui si discute, le cose di cui si deve parlare e il sapere che diviene quotidiano e diffuso. Una occasione, quindi, di mettere al centro dei temi. Poi c’è la questione delle forme, ad esempio, rassicuranti, di approfondimento… ma la capacità di mettere in agenda, quella è fondamentale.

    @[mini]marketing: 🙂 vero! Ma non si tratta solo di fronti contrapposti. Non basta lasciarsi perdere a vicenda. Il terreno di conflitto c’è.

  8. @ Roberta: il relity è un “paradigma” profondamente televisivo che serve come frama di “sicurezza” per leggere fenomeni alieni 😉

    @Valentina: dici che siamo vittime di un programma tv?

  9. Dopotutto Porta a Porta e la televisione in di qule tipo sono l’avatar di una società ormai vecchia, obsoleta, anziana e ostinata a volere rimanere attaccata alla loro telecamera. La realtà sta altrove. Anche l’esperienza di Second Life con Tedeschini Lalli lo dimostra.

  10. scusa giovanni il commento di prima incasinato. riscrivo:

    Dopotutto Porta a Porta (la televisione di quel tipo) è l’avatar di una società ormai vecchia, obsoleta, anziana e ostinata a volere rimanere attaccata alla sua telecamera. La realtà sta altrove. Anche l’esperienza in Second Life (unAcademy) di questa sera con Tedeschini Lalli lo dimostra.

  11. qualcuno (LR) ha detto confini? Eccomi 😉

    mi intrometto per dire che sono pienamente d’accordo con Luca e con Valentina.
    I media tradizionali definiscono l’agenda, e i blogger reagiscono.
    Ma è possibile che si scateni tanta comunicazione su un tema del genere? È possibile tanta indignazione e tante energie spese a commentare un Porta a porta?

    Spostiamo il livello della discussione su questioni più cruciali, per noi e, forse, non solo per noi. Iniziamo a sostenere posizioni radicali su ciò che veramente ci preme, invece di continuare a indignarci, a schierarci animosamente a parole e debolmente nei fatti, a difenderci e a fondare la nostra identità di individui-nella-comunicazione, quali siamo, solo su delle distinzioni rispetto a ciò che non siamo e non sull’individuazione di caratteri forti e decisi (che non siano il desiderio di popolarità, così come i media mainstream ci hanno insegnato).

    Se non usciamo da questa logica, non faremo altro rafforzare il circolo della comunicazione che parla della comunicazione.

    Se riuscissimo ad uscire da questa logica, credo, “l’incapacità reale di esportare temi al di fuori dei propri confini” potrebbe non essere più un problema: un po’ perché non ce ne importerebbe granché (abbiamo altro a cui pensare, no?), un po’ perché forse, con posizioni radicali, i confini si riescono a anche a oltrepassare.

    sul potere delle agende, questa campagna elettorale ci sta fornendo esempi emblematici. forse ci farò un post.

  12. @Giulia: non sono daccordo sul fatto che la distinzione media mainstream(media non mainstream debba restare fuori dalla discussione.
    Così come credo che il punto di vista della blogosfera non stia nel desiderio di popolarità da media mainstrem.
    Le molte discussioni in atto in realtà partono da spunti specifici della puntata in questione: il primo è relativo a come i media mainstream leggono i media non mainstream; il secondo con la relazione fra agende dei media (posto che si possa parlare in questi termini della cosa); il terzo con la specificità di temi che hanno a che fare con la Rete.

    Il dibattito è acceso soprattutto sulla funzione dell’informazione, delle capacità selettive e di come viene dettata l’agenda.

    Non vedo quindi la cosa – eprsonalmente – in termini di contrapposizione tra “confini” differenti perchè per me si tratta di UN sistema dei media.
    Visione parziale, quindi, ma mi piacerebbe partire da lì – stiamo vedendo, mi pare, questo porprio nella politica.
    Concordo invece sulla necessità di lavorare anche sulla dimensione dell’agire della blogosfera.

  13. Hanno ragione.
    Inizialmente ho aperto il mio blog quando sono stata scartata dal provino del grande fratello, ma ora lo uso per attrarre ingenuamente poveri uomini indifesi… Loro mi contattano e io li circuisco. Poi quando abbiamo un po’ di tempo ci droghiamo e andiamo a buttare i gatti dai tetti.

  14. Una volta era “tv e violenza” … poi “videogiochi e violenza”.
    Oggi è “blog e violenza”.
    L’eterna dissimulazione per fare dell’uomo un animale buono ed etico.

    Che il “2.0” contenga un’esagerata dose di marketing, i nativi ne sono consci … ma da qui ad associare una devianza patologica con una delle piu potenti evoluzioni della comunicazione uman-oide, di fantasia ce ne vuole !

  15. A parte Meluzzi che ormai lo darei per perso (mi piaceva tanto ai tempi della ricerca sulla salute in tv!), da spettatore rimango stupita dalla Graziottin che mi sembrava sapesse fare una buona divulgazione scientifica sui temi di sua pertinenza strattamente medica però.
    Sono d’accordo su molti dei commenti letti fin qui e delle risposte. Sulla messa a tema e sul rapporto main-nonmainstream e relativi pubblici anche.
    Mi resta nella testa l’idea che il tema della sessualità e delle sue derive becere – non poteva mancare un piccolo rimando – sia di una gravità e di uno squallore tali che un ragionamento serio andrà pur fatto. Forse una certa tv e un certo cinema lo sanno ancora fare. Dibattiti e conversazioni, dal canto loro, sono cruciali.

  16. Riguardo il video e mi dico: parlano dei giovani in rete, vita segreta, esplicitazione della sessualità, ecc., ecc. dimenticando tutta la roba che ci propinano in tv poi… Banale lo so, ma che nervoso.

  17. web to web: lavagna delle considerazioni

    Web to Web, per chi non lo sapesse, è il nome sotto cui si sta agglomerando tutta una serie di discussioni nate su blog e blogosfera, dopo la trasmissione di “porta a porta” (da qui il nome web to web) in cui Vespa ha portato alcuni concetti e giudi…

  18. A proposito di video e giovani, lo sviluppo e il successo di progetti video come youtube nelle fasce d’età più giovani dimostra che gli user generated content piacciono, almeno a chi li fa.

    Ma anche alle aziende se si pensa che ultimamente gli sviluppi si stanno vedendo anche sul territorio nazionale. Ne è testimonianza un progetto web italiano come the blister project(www.blisterproject.com), totalmente UGC che approda su una televisione commerciale come AllMusic(www.allmusic.tv/blister).

    Riflessioni?

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