Facebook e l’ascesa della cyberborghesia 1

Ci sono sufficienti tracce in Italia per osservare l’uscita dei social network dalla dimensione elitaria fatta da early adopters, spesso utenti della blogosfera, che non hanno saputo trovarne una “funzione” a favore di una massa di utenti che nel loro utilizzo banale e quotidiano stanno delineando uno scenario nuovo.

Ora, ciò che mi interessa in questo momento non è tanto osservare la portata del fenomeno o arrampicarmi in tipizzazioni che sarebbero francamente imbarazzanti ma sottolineare come questo fenomeno produca “senso” nuovo a più livelli.

I programmi della tv generalista costruiscono pezzi comici che per essere apprezzati richiedono una (pur se vaga) idea dei meccanismi di funzionamento di FB per essere goduti. Segnale del fatto che questo social network è entrato nelle conversazioni quotidiane.

[YouTube=http://www.youtube.com/watch?v=3lwkAA4Ul6E]

Dal punto di vista culturale assistiamo ad un diffondersi nelle conversazioni quotidiane e nelle pratiche “domestiche” della realtà dei social network: si parla di amici ritrovati, del fatto che il tuo edicolante ha aperto un gruppo, ricevi richiesta di friendship che ti mettono in condizione di dover pensare se accettare o meno (il tuo ex fidanzato che ti ha lasciato facendoti soffrire come un cane), la frustrazione di sapere che quella persona che conosci è su FB da tempo ma non ti ha chiesto la friendship, ecc.

E’ l’ascesa delle cyberborghesia, di quella classe media digitale che usa senza essere geek, che ha un’idea della Rete ma solo associata a stretti interessi personali che oscillano fra informazione ed intrattenimento, che deve il suo ingresso alla facilità di interfaccia e al fatto che gli altri sono connessi.

Si produrranno così pratiche -a venire – capaci di striare il territorio con significati nuovi. Per ora vediamo superficialità laddove c’è una superficie che prelude ad una profondità. Dovremo abituarci ad un modo diverso di osservare e praticare la Rete anche per questa mutazione che verrà.

44 pensieri riguardo “Facebook e l’ascesa della cyberborghesia 1

  1. Probabilmente la diffusione nelle conversazioni quotidiane del meme Facebook ricalca quanto avvenuto negli anni ’50 con l’avvento della televisione.

    Anche per questo addebito il successo di Facebook alla sua natura “generalista”: non è un social network professionale o di nicchia, non è rivolto ad una particolare categoria sociale o ad una determinata fascia generazionale, non occorre produrre video o foto o contenuti particolari, può essere utilizzato su diversi livelli. C’è un po’ di tutto, niente in particolare.

  2. Spunto molto intrigante.
    Adesso, si tratta di vedere come si incrocia la traiettoria da te descritta (il lettore del Corriere alla scoperta di FB) con la traiettoria della crisi economica. Ed in particolare con gli effetti della crisi a livello micro.
    Dopo che avrà magari perso il lavoro, che farà l’insegnante o professionista medio? Troverà la sua narcosi (ancor di più e più intensamente) nel nuovo ambiente digitale, ovvero lo rifuggirà?

  3. “E’ l’ascesa delle cyberborghesia, di quella classe media digitale che usa senza essere geek, che ha un’idea della Rete ma solo associata a stretti interessi personali”
    Ec, sono arrivati anche qui i parvenues! Quindi dovrei smettere di atteggiarmi e accettare i newbie neofiti..naa è ancora troppo diventente! 😀
    Divaghi a parte, è impressionante come sto faccialibro abbia prima portato in rete chi non ne voleva sapere, poi si diventato loro strumento di conversazione. E anche lì una prima evoluzione c’è stata. Mentre all’arrivo della grande massa, il loro parlare di FB era limitato a “Hai visto ci sono anche io””Hai visto che c’è anche..””Tizio mi ha aggiunto come amico””Caio non mi risponde”; vedo che adesso si stanno un attimino evolvendo. Una signora 40enne che fa il corso di fotografia con me, mi ha detto “Per la cena ci sentiamo su facebook, ti lascio un messaggio in bacheca”. Mi sembra già una mutazione di secondo livello, no?

  4. @federico: credo che il carattere generalista – almeno come potenzialità non esclusiva – sia uno dei fattori di crescita esponenziale. Credo però anche che – ma lo scriverò in un prossimo post – questa fase di approccio con i linguaggi generalisti tipici dei media novecenteschi a FB sia solo una prima fase.

  5. @ giovanni: la faceboocknarcosi che relazione ha con la narcosi televisiva? Provocatoriamente: come la fruizione mediale anche generalista si intreccia con la perdita di lavoro?
    Non credo sia un problema i mezzi. Ma di ambienti.
    La Rete è connettiva per sua natura e rispetto al dispositivo generalista potrebbe incidere maggiormente sulla messa in relazione del disagio diffuso.

  6. @prezzemola: è vero. dall’atteggiamento ci sono/non ci sono l’esplorazione delle possibilità conversazionali e connettive (spesso per imitazione o per sollecitazione) stanno portando a mutazione di secondo livello.

  7. Facebook è il male. Quoto jimmi61 e soprattutto ti vedono come sfigato se sei senza facebook.
    Il problema si risolve standone fuori, poi si ha perfettamente ragione quando si dice che la gente che c’è dentro, non si rende conto della potenzialità devastante di questo social network.

  8. @gbohemien: “Facebook è il male” frase buona solo per le lamentela da bar, mie e di Ubristikos, quanto partono le giornate de “manda spam ai tuoi contatti”.. per il resto, non credo sia così potente 😉
    Ti vedono come uno sfigato perché è diventato “il gioco” di massa.. come ai tempi della PlayStation, o ce l’avevi o eri uno sfigato 😀 Se poi uno si fa influenzare da una massa di pecore che ripeton quel che sentono, o son contente solo perché son nel gregge.. questa è un’altra questione.

  9. lo scambio fra @gbohemien e @prezzemola – su stimolo di @jimmi61 – è interessante perchè mostra la relazione fra penetrazione di massa di FB e uso dello stesso per processi di identificazione.
    Mi spiego: è solo oggi che troviamo la possibilità così evidente di usare FB per le stesse conversazioni che usavamo negli anni’90 (inizio) per il cellulare: usarlo e non usarlo, averlo o meno come segno di “distinzione”.

    La cosa più interessante è che il tutto avvenga qui in Rete con persone alfabetizzate al digitale che sanno quindi commentare un post (e che leggono un blog)… c’è da rifletterci…

  10. Per quel che ne concerne l’uso per processi di identificazione, io da buona bastarda 😀 , quando incontro persone di cui mi disinteresso che iniziano a ciarlare di FB alla stregua di “eh sai che ci sono anche io, sai che ho TOT amici..” faccio la benemerita svampita fingendo di sapere cos’è per letto o sentito dire (alla faccia dei 2 anni di permanenza); per osservare le loro reazioni basite. Sadismo personale a parte, quel che mi diverte è vedere la considerazione che ne hanno.. la butto lì, come il tamagochi che fu. Devi esserci per essere. Ma anche no, santo cielo! 😀

  11. Ah ecco, c’era una cosa intelligente che dovevo dire! “La cosa più interessante è che il tutto avvenga qui in Rete con persone alfabetizzate al digitale che sanno quindi commentare un post (e che leggono un blog)… c’è da rifletterci…”
    Osservatori di secondo ordine che si osservano 😉

  12. Sarà che io sono sempre stato controcorrente ma non ho mai avuto la playstation (andavo direttamente in salagiochi :-D)…
    e la cosa inquietante è che la gente deve avere questi flussi maniacali per farsi notare sul web.

  13. @gbohemien “e la cosa inquietante è che la gente deve avere questi flussi maniacali per farsi notare sul web”, io non la vedo così. Secondo gli oggetti che generano status son molto più forti fuori, che sul web. Non credo certo che questo sia il paese del Bengodi, ma le peggio cose son quelle fuori non quelle della rete.

    @Andrea: ci ho fatto un giro.. ma è terrificante!! Tu cataloghi il tuo campionario contatti con tanto di data da-a.. roba che neanche sui cartoni del latte 😀

  14. Per ora vediamo superficialità laddove c’è una superficie che prelude ad una profondità.

    io ho timore che in questa frase il preludere possa venir sostituito dall’alludere.
    (e poi dal deludere, di conseguenza. staremo a vedere)

  15. @melandroweb: che nella comunicazione ci sia insito il rischio di rovinare i rapporti umani, beh… questo è nelle premesse. I pettegolezzi – medium: l’oralità – ce lo hanno insegnato. Cambiano le forme e i modi di rovinarli… ma anche di strutturarli…

    @flounder: forse hai ragione tu e semplicemente allude… oppure sotto le allusioni c’è un nuovo modo di intendersi e di intendere le relazioni sociali

  16. Mi intrometto nella discussione molto interessante con una banalità:
    fb come la play possono essere strumenti utili, giochi per bimbi grandi, o semplicemente l’io c’ero, strumenti per accrescere l’ego di chi senza alcuna personalità segue i flussi e si convince che basta esserci per valere qualcosa.
    La rete e i sn sono strumenti: nuovi, innovativi nel modello di comunicazione, ma anche sempre più friendly e quindi a rischio massa [che non è detto in termini negativi].
    Cerco di spiegarmi
    Quando è facile fare una cosa e non ci vuole più di tanto impegno per farla [ es. attivare una faccialibro 😉 ] questa potrà essere usata sia dalle ragazze di uomini e donne che potranno usarla il fb per “pettegolare ” cercando tra le bacheche altrui per poi sputtanare le rivali [che non sapendo usare fb non scrivono messaggi di posta ma nelle bacheche o che tengono il profilo aperto non per scelta tanto che -dopo i casi di licenziamento, ecc…- l’impostazione predefinita è diventata quella di non permettere l’accesso che agli amici], o al contrario gli stessi strumenti possono essere usati per esempio da Checco Zalone [è solo un esempio !!!!] che -senza nessuna spesa e con risultati eccellenti- informa i suoi fan sulle tappe del suo tour in giro per l’Italia e sugli eventuali cambi di date utilizzandolo fb sia come strumento promozionale che come strumento di attenzione verso i fan/utenti o clienti che siano in altri casi.
    Ieri, oggi e domani sono gli uomini che usano gli strumenti e che rendono interessanti le conversazioni.
    PS
    Mi scuso per la lunghezza del commento.
    è stato un piacere leggere i post interessanti e relativi commenti , verrò più spesso a fare un giro nel blog!

  17. @salvo: cominciare a ragionare su più piani come fai tu in merito all’uso di FB da parte di utenti moltplici che interagiranno attraverso mille sfumature de-banalizza il dibattito possibile e lo rilancia nei mille rivoli delle pratiche possibili

  18. Sono felice che tu [se mi permetti la confidenza di netiquette] creda che quello che ho scritto de-banalizza la discussione e sarei felice di parlarne più specificatamente con te.

  19. Hi,

    Soon people will think what did I do before facebook?
    How did I keep in touch, stare in contatto, with my friends?

    We the English Sisters think Face book is here, to, rimanere, stay!

    Good or bad you will have to make your own decision!

    But think about it what’s better watching TV for hours or meeting up with your friends on facebook?

    Let Your English Grow with…

    The English Sisters
    http://www.englishsisters.com/

  20. calma, ragazzi, please!

    se il fenomeno FB italico – che di questo si parla: italico – e’ parzialmente analogo al telefonino come segno di distinzione di 15+ anni fa, ancor piu’ lo e’ rispetto alla email o sito web che molti apponevano sul proprio bigliettino da visita quando in realta’ non usavano o sapevano come funzionavano email o sito web – anch’essa pratica diffusa nel paese italico a inizo ’90 –

    ma ancor piu’ va ricordato che altrove nel mondo FB e’ just one more tool in people’s everyday life, oggi c’e’ domani forse no, magari arriveranno altri tools migliori, tutto scorre – ricordate myspace? o SL? che fine hanno fatto? e gli stessi telefonini o bigliettini da visita di cui sopra? davvero voi pensate o penserete a com’era la vita prima di FB? o del telefonino? pur con tutti digital natives che girano, mi sa che prende(re)te un bel granchio…

    no, de-costruire l’uso o l’abuso di un semplice tool dal quotidiano vissuto dei 6+ miliardi di persone che popolano il pianeta non paga – i netizen nel mondo sono poco piu’ di un miliardo, un sesto della popolazione globale: cosa volete che conti in questo contesto certa (presunta) cyber-borghesia italica? possiamo tenere una prospettiva piu’ ampia su queste discussioni, please? e riportare tutto a dimensioni piu’ corrette e umane?

    😉

    @salvo: analogamente, possiamo parlare di *uomini e donne*, di *esseri umani* quando diciamo cose simili, please?

    >Ieri, oggi e domani sono gli *uomini* che usano gli strumenti e che >rendono interessanti le conversazioni.

  21. Hi,

    Questo video – this video – is hilarious – e’ cosi divertente!

    It’s really funny can you be my friend please?

    Per noi The English Sisters who are English but also – capiscono benissimo l’Italiani la Ragazza di Facebook e’ proprio forte! She’s Great!

    Bravi!

    Let Your English Grow with…

    The English Sisters
    http://www.englishsisters.com/

  22. @berny: ovvio che 1. parliamo di un eccesso di notorietà del caso italiano e che 2. ricalca la parabola di notorietà mediale di SecondLife e che 3. siamo di fronte ad una percentuale dell’umanità e non possiamo generalizzare per il pianeta… MA mi sembra che a differenza di SL FB sia un prodotto più del quotidiano e meno della pura immaginazione patinata. Del quotidiano perchè impatta con le “storie”, i vissuti… insomma produce narrazione di vite dal basso.
    E c’è anche da dire che qui in Italia ha rappresentato lo scavalcamento dell’élite blogosferica perchè rappresenta un approccio allo stare in Rete che è differente.

    Concordo sul fato che non dobbiamo fare lo stesso errore di Lévy nell’affrontare il fenomeno Rete, supervalutando un’élite a fronte della popolazione mondiale… ma io, proprio per il tipo di fenomeno di massa. credo che valga la pena de-costruire questo territorio adesso.

  23. @berny: “cosa volete che conti in questo contesto certa (presunta) cyber-borghesia italica?” beh, scusa se abbassiamo il livello che tu ammiri a tenere, ma ognuno parla in base a quel che vede, parla del contesto del mondo che conosce. In tal caso l’Italia.
    Poi se è riuscito a portare in rete tutto quest’ammasso di persone che prima non c’erano.. due parole sul come magari le merita.

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